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      Un'idea fissa la tormentava: quella di vedere un qualche giorno suo marito unico erede del nonagenario conte.
      Ora l'affetto, la tenerezza, che questi dimostrava per Noemi l'avevano spaventata, giacché vedeva in essi un ostacolo terribile frapposto alle sue speranze.
      Da quel giorno ella avea giurato in cuor suo di far ogni sforzo perché questa predilezione cessasse, da quel giorno era divenuta la piú implacabile e la piú segreta nemica di sua cugina.
      Sua madre era d'origine romana; c'era nelle vene di Cristina un po' di sangue dei Borgia. Una donna come lei, quando trova un ostacolo a una passione non s'arretra; lo frange, a costo di mettere fra sé e il suo scopo il cadavere di una innocente.
      V'ha chi crede che di tali caratteri non se ne diano piú nella moderna società.
      Cosí fosse!
      Certo che, se si dovesse narrare soltanto la vita apparente che menavano i Milanesi cinque o sei anni fa, la sarebbe una cosa da morirne di noia.
      Ma sotto la vita apparente covava, allora come adesso, la vita intima, misteriosa, degli individui e delle famiglie, che nessun occhio per quanto scrutatore poteva penetrare, coperta com'era da quella maschera uniforme che serve in pubblico a celare ogni volto, a falsare ogni frase ed ogni sentimento.
      Però di quando in quando, come quei lampi nelle notti d'autunno, che, a lunghi intervalli, guizzano in cielo a rischiarar la buia campagna, qualche scandaloso processo dinanzi ai tribunali rivela al mondo incredulo un misterioso complesso di delitti commessi da gente di condizione, e leva un lembo del fitto velo che nasconde il segreto rimescolamento delle passioni sociali.


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La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





Noemi Cristina Borgia Milanesi