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      Aveva chiamato in soccorso tutta la sua virtú, cercando di lottare corpo a corpo coll'avversione che le invadeva il cuore.
      Ma suo marito non faceva nulla per ajutarla in quella lotta, tutta a suo vantaggio. Né, volendo, avrebbe potuto. Era una questione d'età, di educazione e di natura. Il Dal Poggio aveva tutte le qualità d'un buon cittadino, ma gli mancava assolutamente quella di ispirar simpatia ad una donna come Noemi. Era freddo, serio, sterile come la calva cima di un vulcano.
      Venne dunque un giorno in cui Noemi, dopo aver cercato per qualche tempo di scacciar da sé quella specie di avversione che si impadroniva del suo animo, capí che la battaglia era superiore alle sue forze, e si sentí mancare ogni coraggio. Allora per la prima volta la vita le parve una cosa inutile e vuota. Le stesse feste, e gli omaggi del mondo, che ammirava la sua splendida bellezza, le vennero a noja. Ogni suo pensiero, ogni suo desiderio si concentrò nella speranza di diventar madre. Era la sola speranza rimastale delle tante illusioni amorose che la fantasia le avea dipinte quando era fanciulla. Questa idea essa l'accarezzò, la riscaldò con tutto il sentimento che avea dovuto sottrarre all'altro amore invano sognato. E finché fu sorretta da tale idea i giorni le passarono non del tutto infelici.
      Ma dal suo matrimonio erano passati quattro anni... e invano. La poverina avea cominciato a persuadersi che il cielo non volesse accordarle quella grazia che l'avrebbe salvata dalle tentazioni. Ora non c'è nulla di piú triste e di piú scolorato per una donna senz'amore, che la persuasione della propria sterilità.


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La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





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