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      Nondimeno la cara donna si sapeva cosí innocente, cosí immeritevole del rigore di lui, che quella freddezza prolungata e senza causa la irritò piú che non l'addolorasse.
      Cristina che vedeva tutto, mostrando di non veder nulla, ne godeva.
      Allora incominciò fra loro tre una conversazione senza scopo, bislacca, a tastoni, che sarebbe impossibile riprodurre... una conversazione ora arguta, ora sentimentale, condita di piccole ironie, di allusioni e di frasi a doppio taglio...
      Emilio, se l'estro gli dava, era pieno di spirito. Cristina, come tutte le donne cattive, ne aveva di soverchio. Quanto a Noemi - sebbene ella fosse tutt'altro che insipida, come qualche sua amica invidiosa di sua bellezza, andava dicendo, - era troppo buona e troppo innamorata per averne assai. Anzi ricominciava a soffrire di trovarne tanto in Emilio. La cara donna sapeva che chi parla dell'amore con molto spirito non lo risente in cuore, giacché l'amor vero, profondo, come lo avea sognato in lui, rende muto e malinconico un amante. Emilio invece ne parlava con una disinvoltura ed una grazia che poteva essere amabile per tutti, tranne che per lei.
      Finalmente, poco dopo che erano battute le undici al pendolo del caminetto, il servo entrò annunciando a Noemi che la sua carrozza era alla porta.
      Ella si levò da sedere, lanciando ad Emilio un ultimo sguardo di cordoglio. Oh come a quell'estremo punto si sarebbe gettata volontieri nelle sue braccia, se la nativa fierezza, e la presenza di Cristina, non glielo avessero vietato.


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La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





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