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      È inutile dire che Machnò nemmeno prese in considerazione la proposta, dovendo intraprendere un lavoro interamente altro da quello dei bolscevichi.
      Così Machnò tornò nella regione di Guliai-Pole, ma questa volta irrevocabilmente deciso a vincere coi contadini o a morire, fermo a non abbandonare il paese. La notizia del suo ritorno corse veloce da un villaggio all'altro. Da parte sua egli non tardò a presentarsi apertamente alla massa dei contadini con discorsi e con scritti, invitandola ad azioni decise contro il regime dello hetman e dei feudatari, insistendo sopratutto sul fatto che i lavoratori non dovevano lasciarsi sfuggire di mano il loro destino. Il suo appello vasto e estremamente deciso in poche settimane attraversò decine di villaggi e di comuni, preparando le masse a grandi avvenimenti.
      Quindi passò all'azione. Primo compito richiesto dalla situazione era quello di creare una brigata militare rivoluzionaria, sufficiente a garantire la libertà di agitazione e di propaganda nei villaggi e nelle campagne, capace anche di passare a operazioni partigiane. Questa brigata fu organizzata rapidamente. Nelle campagne c'era un buon numero di elementi meravigliosi pronti all'azione.
      Mancava soltanto un buon organizzatore, e tale si dimostrò Machnò. I compiti che la sua brigata si pose erano: a) fare un lavoro propagandistico e organizzativo molto energico fra i contadini, b) condurre una lotta spietata contro i loro nemici. A fondamento delle azioni partigiane fu posto il principio secondo il quale ogni proprietario che avesse perseguitato i contadini, ogni milite della guardia nazionale,32 ogni ufficiale russo o tedesco, quali peggiori avversari dei contadini e della loro libertà, dovevano essere uccisi.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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