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      Avvicinatisi al villaggio con ogni cautela, Machnò con qualche altro andò avanti in ricognizione e vide sulla piazza della chiesa un gran numero di nemici, decine di mitragliatrici, centinaia di cavalli sellati e di cavalieri sparsi a gruppi. Dalle parole dei contadini avevano saputo che nel villaggio erano accampati un battaglione di austriaci e la brigata organizzata dai grandi possidenti. Non c'era scampo. Allora Machnò con la fermezza e la decisione che gli erano proprie, si volse ai suoi con queste parole: «Dunque, amici! qui dobbiamo morire tutti...». Fu un momento di serenità di entusiasmo di fermezza. I 30 uomini si videro innanzi una sola via, quella che portava contro il nemico, circa mille uomini ben armati: sapevano che ciò avrebbe significato la fine. Tutti erano commossi, ma nessuno perse il coraggio.
      Allora uno dei partigiani della brigata Shcius volgendosi a Machnò disse:
      «Da questo momento tu sarai il nostro piccolo padre; noi giuriamo di morire con te nelle file degli insorti».
      Quindi tutta la brigata giurò di non abbandonare mai la lotta insurrezionale e di considerare Machnò padre di tutto il movimento rivoluzionario. Poi andarono all'assalto. Shcius con un gruppo di 5-7 uomini ebbe il compito di fare una conversione per prendere il nemico di fianco. Machnò con gli altri avanzò di fronte. Con un altissimo «urrà» i partigiani si gettarono d'impeto contro il nemico penetrando proprio nel suo cuore, con le sciabole le baionette le rivoltelle. L'assalto produsse un effetto che stordì il nemico.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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