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      L'autoritą comunista tentņ di immischiarsi nella vita interna della comune, ma non vi fu ammessa: la comune si era chiamata appositamente libera, composta di lavoratori, estranea a qualsiasi autoritą.43
      A sette verste da Guliai-Pole, in una tenuta che era stata di un grande proprietario, c'era una comune che accoglieva tutti i poveri di Guliai-Pole. Si chiamava semplicemente «comune n. 1 dei contadini di Guliai-Pole». A circa venti verste da questa si trovavano le comuni n. 2 e n. 3. Anche in molte altre localitą i poveri si raccolsero in comuni. Naturalmente, in rapporto a tutta la popolazione, non erano molte, raccoglievano soltanto una minoranza di contadini, specialmente quelli che non avevano fattorie redditizie e ben avviate. Ma il loro valore consiste nel fatto che erano sorte dall'iniziativa spontanea dei contadini stessi.
      Le tracce del lavoro dei machnovisti erano visibili in queste organizzazioni soltanto in quanto essi conducevano in tutta la regione una forte propaganda per tali libere comuni.
      Le comuni nascevano non per caso o per imitazione, ma per le quotidiane necessitą dei contadini, che prima della rivoluzione non avevano nulla e dopo avevano incominciato a organizzare le loro aziende su principii comunistici. Non erano le comuni create artificialmente dal partito comunista, nelle quali, generalmente lavorano elementi scelti a caso, che seminano e coltivano in qualche modo, fruiscono di un illimitato aiuto da parte dello stato e vivono cosģ del lavoro di quel popolo al quale vorrebbero insegnare a lavorare.


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Storia del movimento machnovista
di Pėtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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