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      Ma si urtņ inaspettatamente contro l'esercito tenace e ben organizzato degli insorti machnovisti. Dopo alcune battaglie le unitą di Denikin cominciarono a ritirarsi in direzione del Don e del Mar d'Azov, cosģ che in breve tutto il territorio da Pologhi sino al mare fu libero. I reparti machnovisti occuparono una serie di importanti nodi ferroviari e le cittą di Berdiansk e Mariupol. Da questo momento (gennaio 1919) si creņ il primo fronte contro Denikin, sul quale l'esercito machnovista trattenne per sei mesi l'impeto della controrivoluzione che premeva dal Caucaso. Il fronte si estendeva per pił di 100 verste, partendo da Mariupol in direzione est e nord-est.
      La lotta su questo fronte prese un carattere duro e feroce. Anche le forze di Denikin, imitando i machnovisti, ricorsero alla tattica partigiana: reparti a cavallo irrompevano nel profondo delle retrovie, portavano distruzione incendi morte in un villaggio, scomparivano e di nuovo improvvisi erano in un altro luogo a portarvi le stesse rovine. Di queste incursioni soffriva esclusivamente la popolazione stabile dei lavoratori. Si vendicavano cosģ dell'aiuto che quella dava all'esercito degli insorti e della sua avversione alle truppe di Denikin, cercando di provocarla a reagire alla rivoluzione. Soffriva di queste incursioni anche la popolazione ebraica, che da tempo viveva nella zona lungo il mar d'Azov in colonie indipendenti. Le brigate di Denikin colpivano gli ebrei in ogni loro azione, sforzandosi di creare un movimento antisemitico artificiale, che costituisse una base favorevole alla loro invasione nell'Ucraina.


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Storia del movimento machnovista
di Pėtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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