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      In queste scorrerie controrivoluzionarie si distinse sopra tutti il generale Shkuro.
      Tuttavia per più di quattro mesi i seguaci di Denikin, quantunque avessero forze scelte e attaccassero con ferocia, non poterono vincere le forze degli insorti, piene di entusiasmo rivoluzionario ed esperte nella lotta partigiana non meno di quelle avverse. Anzi molto spesso il generale Shkuro dovette subire dai reggimenti degli insorti colpi tali, che soltanto ritirate di 80/120 verste a Taganrog e Rostov lo poterono salvare da una completa disfatta. Sotto le mura di Taganrog i machnovisti arrivarono in questo tempo non meno di cinque o sei volte. La ferocia e l'odio degli ufficiali di Denikin nei riguardi dei machnovisti arrivarono a espressioni incredilbili: sottoponevano i prigionieri machnovisti alle più diverse torture, li spaccavano a colpi di cannone e vi furono casi in cui li bruciarono su piastre di ferro rovente46.
      Durante questa lotta accanita di quattro mesi il talento militare di Machnò potè manifestarsi in modo chiarissimo. Anche i suoi nemici, i seguaci di Denikin, riconobbero la sua capacità di condottiero. Naturalmente ciò non vietò affatto al generale Denikin di promettere mezzo milione di rubli a chi uccidesse Machnò.
      Il movimento insurrezionale fu il tentativo delle masse popolari di tradurre in realtà i disegni non realizzati dalla rivoluzione russa. Era la continuazione organica del movimento delle masse operaie e contadine nell'ottobre del 1917, aveva gli stessi scopi di quel movimento ed era pervaso da un profondissimo senso di fratellanza fra i lavoratori di tutte le nazionalità e di tutti i paesi.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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