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      La venuta dei commissari del popolo bolscevichi a Guliai-Pole fu veramente un atto di cordialità come poteva pensarsi dai loro auguri calorosi, oppure dietro quella cordialità di parata si nascondeva già la loro inconciliabile avversione nei riguardi della regione degli insorti? È più probabile questa seconda ipotesi. Gli avvenimenti che si svolsero poco dopo nella regione mostrarono che nel mondo bolscevico già da lungo tempo maturava l'idea di una campagna militare contro il movimento insurrezionale indipendente. La venuta di Antonov e di Kamanev a Guliai-Pole può intendersi come una precisa ricognizione dei bolscevichi prima dell'attacco.
      Dopo quelle visite nulla cambiò nei rapporti tra bolscevichi e movimento machnovista. La campagna di stampa contro il movimento non solo non diminuì ma fu resa più dura. L'attribuzione ai machnovisti dei fatti più vergognosi e ignobili continuò come prima. Tutto mostrava che i bolscevichi cercavano di preparare l'opinione degli operai e dei soldati dell'armata rossa alla aggressione armata contro la libera regione. Un mese prima avevano tentato di uccidere Machnò a tradimento: il comandante di un reggimento, Padalka, pagato dai bolscevichi, accettò l'incarico di piombare su Guliai-Pole dalla parte di Pokrovskoe, quando vi fosse Machnò, e di farlo prigioniero col suo stato maggiore. La congiura fu scoperta da Machnò stesso mentre si trovava a Berdiansk, per cui occorse portarsi a Guliai-Pole in pochi minuti. Riuscì a sventare l'azione soltanto perchè trovò un aeroplano con il quale superò la distanza da Berdiansk a Guliai-Pole in poco più di due ore.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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