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      Quando Berdiansk e Mariupol furono prese vi si trovò una immensa quantità di munizioni. A Volnovacha c'erano montagne di proiettili: e benchè non fosse ancora in mano ai machnovisti (la battaglia per la sua conquista durò 5 giorni), la città non poteva ormai più servire all'esercito di Denikin, poichè la prima arteria ferroviaria di tutta la regione era tenuta dai machnovisti. I reparti denikiniani che occupavano la zona furono distrutti. Così questa gigantesca base d'artiglieria, serrata dai mchnovisti, non potè più inviare un solo proiettile nè al fronte nord nè ad altro fronte.
      I denikiniani si affrettarono a mandare contro Machnò i reparti che erano di riserva presso Taganrog. Ma anche questi furono vinti e l'ondata machnovista si spinse nel cuore del bacino del Donetz e verso il nord. Il 20 ottobre i machnovisti occuparono Ekaterinoslav e molte località vicine. Allora i denikiniani compresero quale era la realtà.
      Dichiararono che il centro della lotta si era spostato dal nord al sud e che a sud si sarebbe decisa la sorte del loro movimento. Il generale Mai-Maevski in un proclama ai cosacchi, disse: «in questo momento le nostre terre sono esposte a un pericolo immediato. Il nemico infuria a sud, minacciando i nostri focolari. Dobbiamo affrettarci a difendere le nostre terre».57
      Per ciò i denikiniani tolsero dal fronte settentrionale i loro migliori reparti di cavalleria, quelli di Mamontov e di Shkuro, e li inviarono nella regione di Guliai-Pole. Ma era già tardi. L'incendio aveva preso tutto il paese, dalle rive del mar Nero e del mar d'Azov fino a Charkov e Poltava.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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