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      Grazie a questa straordinaria devozione la vita di Machnò fu salva nel momento più critico per il movimento.
      Quantunque le truppe rosse fossero molto numerose, Machnò e i suoi reparti restavano loro inafferrabili. Tuttavia i bolscevichi riuscirono ad arrestare lo sviluppo della regione, quale si era liberamente manifestato al principio del 1919. Inoltre poterono senza ostacoli uccidere moltissimi contadini.
      Molti ricordano che la stampa sovietica parlando della lotta contro Machnò riportasse le cifre dei machnovisti morti in battaglia prigionieri fucilati. Ma quasi sempre quegli sventurati non erano combattenti di Machnò, ma contadini che avevano simpatia per il machnovismo. L'arrivo delle divisioni rosse in un qualsiasi villaggio si accompagnava invariabilmente alla cattura di contadini, che venivano quindi fucilati o come machnovisti o come ostaggi per i machnovisti. I comandanti dei reparti rossi che volevano evitare di combattere con Machnò, amavano particolarmente questo selvaggio e vile modo di nuocere al machnovismo. A tale metodo ricorrevano sopratutto i reparti della 42a e 46a divisione fucilieri dell'armata rossa. Il villaggio di Guliai-Pole che decine di volte era passato dai rossi ai machnovisti e viceversa ebbe a soffrirne più degli altri. Ogni volta che occupavano o abbandonavano il villaggio i comandanti dei reparti rossi prendevano qualche decina di contadini, il più delle volte passanti, e li fucilavano. Qualsiasi abitante di Guliai-Pole può raccontare storie impressionanti di questa tattica bolscevica.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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