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      Invece della potente cavalleria di 1500 uomini, ritornava un gruppetto di soli 250. Giunse l'avanguadia comandata da Marcenko e da Taranovski. «Ho l'onore di annunciare che l'esercito di Crimea è ritornato», disse Marcenko con leggera ironia. Tutti sorrisero. «Si, ragazzi», continuò Marcenko, «ora sappiamo bene cosa sono i comunisti». Ma Machnò era silenzioso. La vista della sua famosa cavalleria, battuta, quasi distrutta, lo aveva colpito fortemente.
      Taceva cercando di vincere l'emozione. Nella riunione che ebbe luogo subito dopo riferirono come fosse avvenuta l'aggressione in Crimea: il comandante dell'esercito, Karetnik, invitato a Guliai-Pole dal comando sovietico come per una comunicazione di carattere militare, fu preso a tradimento mentre vi si recava; il comandante dello stato maggiore campale, Gavrilenko, i membri dello stato maggiore e gli altri comandanti furono presi col pretesto di dover discutere questioni di carattere operativo. Tutti furono fucilati immediatamente. I membri della sezione per la cultura e l'educazione, che si trovavano a Simferopoli, furono catturati senza ausilio di inganni militari.
      Quando le truppe rosse circondarono Guliai-Pole, era il 26 novembre, nel villaggio si trovavano soltanto 150-200 uomini dello squadrone speciale di cavalleria. Con questi Machnò battè il reggimento di cavalleria sovietica che avanzava su Guliai-Pole per la strada proveniente da Uspenovka, riuscendo a sortire dallo stretto anello delle truppe rosse. Nella settimana seguente organizzò i reparti degli insorti che erano accorsi da varie parti e le unità dell'armata rossa passate a lui dai bolscevichi.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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