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      Il cerchio di fuoco si serrava sempre più stretto intorno agli eroici rivoluzionari e così ricominciava la lotta mortale. In una lettera a un amico Machnò descrisse la fine di questo commovente ed eroico episodio della storia del machnovismo con le parole seguenti:78
      «Due giorni dopo che tu eri partito, mio caro, presi la città di Korocia nella provincia di Kursk, pubblicai alcune migliaia di esemplari delle «tesi sui liberi consigli» e subito dopo, attraverso Varpniarka e la zona del Don, mi diressi verso il territorio di Ekaterinoslav e la Tauride. Dovevo combattere quotidianamente e accanitamente, da una parte contro i reparti di fanteria dei comunisti bolscevichi, che seguivano le nostre tracce, dall'altra contro la seconda armata a cavallo, che dal comando bolscevico era stata lanciata proprio contro di me. Ma tu conosci bene la nostra cavalleria, e davanti a lei quella bolscevica, senza l'aiuto della fanteria e delle autoblinde, non ha mai resistito. Così, seppure con grandi perdite, riuscii ad aprirmi un varco, senza dover cambiare direzione di marcia. Il nostro esercito mostrava ogni giorno di più di essere un esercito rivoluzionario veramente popolare: data la situazione, logicamente avrebbe dovuto sciogliersi; invece gli uomini aumentavano e aumentava e migliorava l'equipaggiamento.
      In uno dei numerosi e duri combattimenti di questa marcia il nostro reggimento speciale di cavalleria perse più di 30 uomini, di cui la metà comandanti. Tra di essi c'era anche un nostro valoroso e buon, amico, Gavriuscia Troian, comandante di quel reggimento, giovane d'età ma vecchio eroico combattente.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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