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      Tuttavia non perse un solo istante il suo normale equilibrio. La sua calma era davvero stupefacente: non prestava alcuna attenzione alle migliaia di proiettili che facevano a pezzi gli insorti, nè al pericolo di essere schiacchiato da un momento all'altro fra le potenti armate dei rossi. A un osservatore esterno questo suo sangue freddo poteva apparire quello di un uomo psichicamente malato. Ma soltanto a chi non lo conoscesse. Quelli che lo conoscevano sapevano che la sua tranquillità era il continuo sforzo della volontà, tesa a vincere il nemico.
      L'audacia di Machnò è l'audacia dei veri eroi, non di quel tipo di uomini che agiscono con decisione e con audacia dietro le spalle altrui e con le altrui mani. In tutte le azioni importanti Machnò andava sempre avanti, a rischiare per prima la sua vita. Sempre, sia che combattesse con un solo reggimento, sia che tutto l'esercito si mettesse in viaggio e occupasse una lunghezza di 15-20 verste, Machnò era sempre avanti, a cavallo quando era sano, su una vettura leggera quando era ferito. Questa era una norma senza eccezioni.
      Nel campo militare aveva capacità straordinarie. Seppe uscire con onore dalle situazioni più gravi e più strane in cui le vicende dell'Ucraina costrinsero lui e il suo esercito. La distruzione delle divisioni denikiniane nella zona di Uman, divisioni comandate da generali sperimentati usciti dalle accademie, e la conseguente rovina di tutta la base dell'esercito di Denikin, sono monumenti storici delle capacità militari di Machnò. E di opere simili ne fece molte.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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