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      Le fave, e soprattutto quelle nere, erano considerate come una funebre offerta, poiché credevasi che in esse si rinchiudessero le anime dei morti, e che fossero somiglianti alle porte dell'inferno.
      Nelle feste Lemurali si sputavano fave nere e si percuoteva nel tempo stesso un vaso di rame per cacciar via dalle case le ombre degli antenati, i Lemuri e gli Dei dell'inferno.
      Festo pretende che sui fiori di questo legume siavi un segno lugubre e l'uso di offrire le fave ai morti fu una delle ragioni, a quanto si dice, per cui Pitagora ordinò a' suoi discepoli di astenersene; un'altra ragione era per proibir loro di immischiarsi in affari di governo, facendosi con le fave lo scrutinio nelle elezioni.
      Varie sono le maniere di fare le fave dolci; v'indicherò le seguenti: le due prime ricette sono da famiglia, la terza è più fine.
     
     
      PRIMA RICETTAFarina, grammi 200.
      Zucchero, grammi 100.
      Mandorle dolci, grammi 100.
      Burro, grammi 30.
      Uova, n. l.
      Odore di scorza di limone, oppure di cannella, o d'acqua di fior d'arancio.
     
      SECONDA RICETTAMandorle dolci, grammi 200.
      Farina, grammi 100.
      Zucchero, grammi 100.
      Burro, grammi 30.
      Uova, n. l.
      Odore, come sopra.
     
      TERZA RICETTAMandorle dolci, grammi 200.
      Zucchero a velo, grammi 200.
      Chiare d'uovo, n. 2.
      Odore di scorza di limone o d'altro.
     
      Per le due prime sbucciate le mandorle e pestatele collo zucchero alla grossezza di mezzo chicco di riso. Mettetele in mezzo alla farina insieme cogli altri ingredienti e formatene una pasta alquanto morbida con quel tanto di rosolio o d'acquavite che occorre.


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La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene
Manuale pratico per le famiglie (790 ricette)
di Pellegrino Artusi
pagine 583

   





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