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      Due di loro, dopo toccate varie ferite, s'erano ritirati alla meglio; uno era caduto in terra e si stava schermendo come poteva, quando al suo avversario, nel volergli menare un colpo al petto, gli venne percossa la clavicola, ed il coltello gli fuggí di mano. L'altro che gli stava sotto fu svelto ad agguantarlo lui: si rizzò come un serpe, e con quell'arma ammazzò un dopo l'altro i tre Frascatani; proprio come Orazio ammazzò i tre Curiazi.
      E sa chi fu l'Orazio? fu il sor Amidei, padrone del ciuco! E seppi dipoi che mettendosi in quella rissa si trovava non avere neppur arma indosso: onde, se non si da la combinazione della clavicola, addio il sor Amidei.
      La morale di questa storia è che in genere non torna fidarsi sulle apparenze, e misurar gli uomini al braccio - tanto piú in campagna di Roma.
      Provvisto dunque d'un bravo ciuco, armato della sua ingenita pazienza e d'una buona bardella,(5) i miei affari presero miglior avviamento; ed ecco qual era il mio orario.
      M'alzavo col sole, e per prima cosa preparavo la tavolozza e la cassetta ove stanno tutti gl'infiniti impicci che possono occorrere pel lavoro: che, a scordarne uno solo, c'è il caso di non potere far piú nulla. Poi scendevo alla stalla, mettevo la bardella al ciuco e lo caricavo delle seguenti robe: un paio di bisaccie con entro la colazione, una bottiglia d'acqua e vino, libri per leggere, album per disegnare, un palosso per sfrascare, tagliare erbaccie e pulire il terreno ove s'ha a lavorare (palosso che mio padre portava alle caccie di corte e che ora era sceso a quest'umile esercizio), cordicella, spago, chiodi, caviglie, ec.; il necessario insomma per piantar bivacco. A destra della bardella, pendente in un fascio, cavalletto, ombrello, sediola, spuntone, e la cassetta nella quale riponevo la tela alla quale lavoravo, onde salvarla dalle carezze delle frasche e di chi passava.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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