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      In quelle ore di solitudine e di silenzio, quanto utilmente però lavora la mente! L'intelletto e la fantasia corrono l'intera creazione, cercano la causa di tutto, trovano o credono trovare leggi e sistemi; si ragiona e spesso si sragiona, ma, comunque, il pensiero s'esercita e si avvezza a quella lotta pertinace contro l'incognito, a quella interna tenzone fra il bene e il male, fra il vero e il falso, dalla quale soltanto possono emergere idee chiare, mature, ed opinioni alla prova dell'incostanza degli uomini e della fortuna.
      Se in vita mia ho potuto non troppo uscire di quella via per la quale mi son messo fin dai primi anni, e che ho giudicata fosse per me la via del dovere, ne debbo saper grado a que' lunghi soggiorni che per tanti anni feci nelle selve e nelle campagne, libero, indipendente, solo, a fronte de' mille dubbi, delle mille difficoltà d'un avvenire che allora poteva esser lungo per me, pieno del grave pensiero che ogni uomo deve la sua vita alla terra ove nacque, e del caldo desiderio di trovar modo onde lasciarla, morendo, in migliore stato che non era quando nasceste.
      Con un cuore retto che cerchi unicamente la verità, e collo star molto solo, e molto pensare, un giovane, credo io, si rafferma il carattere, ed impara ad agire sapendone il perché; a patto che al tempo stesso dia parte del suo tempo a studiar dal vero uomini e cose, adoperando l'orecchio piú che la lingua; che la solitudine pretta genera caparbietà, come dice Platone...
      Ma non so se sia bene mettere insieme Platone ed il sor Checco Tozzi con quel che l'accompagna; onde lascio il moralizzare e torno alle tribolazioni artistiche che non son finite.
      Ne debbo ricordare una che parrebbe non far troppo onore alla dolcezza di carattere de' ragazzi di quel paese.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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