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      Fu un bucato generale che durò un'ora, e dopo il quale bisognò stenderlo nell'aia al sole, e con un'altra ora di sollione s'ebbe la consolazione, e l'ebbe piú di noi il Fumasoni, di riveder finalmente il vestito a un dipresso colla sua primiera fisonomia. Solamente, pensavo io, con questo trattamento d'acqua e sole, all'infilare ti voglio! Difatti, quando ci si provò, il contenuto era piú grande del contenente, e ci fu che fare e che dire per arrivare ad introdurre il sor Fumasoni nella sua antica custodia. Alla fine pure l'impresa venne a buon termine, ed io ci guadagnai che, quando lavoravo, non mi seccava piú, e girava largo; che temeva la tavolozza oramai come il fuoco di Sant'Antonio.
      Mentre mi davo da fare cogli altri per questa lavanda, m'ero accorto che il vestito, dietro nella regione delle reni, aveva uno sgarro minacciato a ago d'oro (si nomina cosí la rimendatura fatta con molta perizia in ghetto a Roma); ma non avevo mostrato d'avvedermene per non mortificare il povero notaio. Seppi da altri l'istoria di quello sgarro, ed eccola.
      Mentre una sera il sor Fumasoni tornava a casa verso un'ora di notte, un anonimo gli appoggia di dietro una buona archibusata. La palla entra per le reni, gli esce sotto le costole davanti, e se ne va pe' fatti suoi. Un altro avrebbe cacciato urli, e messo a rumore il vicinato. Ma il ferito che voleva molto bene alla Nunziata sua moglie, e n'era teneramente corrisposto, pensò che a sentire le sue grida - la casa era poco lontana - si sarebbe troppo sbigottita. Il meglio che potette si trascinò sino all'uscio, ed appena dentro: - Nunziatina, presto, ammannisci il letto che ho di gran dolori di corpo, e manda pel dottore subito. - Venuto il dottore, vide che nuovo genere di colica gli si desse a curare; poi si poté con garbo farne a poco a poco consapevole anche la moglie, che non fu colta da questa nuova in modo da averne troppo pregiudizio, poiché le venne al tempo stesso dal medico il conforto di buona speranza.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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