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      Non uscí mai parola dalla bocca di mio padre e mia madre su questo argomento. Mi ricordo anzi che nella mia fanciullezza - potevo aver dodici anni al piú - essendo un giorno riuniti in famiglia, presente qualche amico di casa, il discorso cadde sulla nobiltà. Io cosí alla buona, e senza malizia dissi: - Noi, signor padre, siamo nobili? - M'accorsi che, dovevo aver fatta una domanda sciocca, vedendo che tutti ridevano verso di me. Mio padre, sorridendo anch'esso, rispose: - Sarai nobile se sarai virtuoso. - Ed io non cercai piú in là.
      Non cercai piú in là, come dico, per un pezzo: ed anzi non so perché m'era sempre stato antipatico quel nostro nome di Taparelli, e sempre mi son fatto chiamare e firmato Azeglio.
      Ora, tre mesi sono, in una triste occasione per la famiglia - la morte del mio fratello maggiore Roberto - ebbi ad esaminare carte e documenti nostri, e cosí la mia erudizione archeologica sulla storia di casa mia ha potuto spingersi nel passato piú indietro di mio nonno, punto che finora non avevo potuto mai superare. Ecco quel che ho imparato.
      La gente nostra venne di Bretagna. Forse per questo sino ad oggi tutti di casa siamo di testa un po' dura.
      Le vecchie memorie parlano d'una famiglia e d'un castello posto in quella provincia, che ambedue avean nome Brenier Chapelle o Capel. Sul quale era scolpita la medesima impresa che sempre s'è avuta in casa sino al presente.
      Questo castello venne distrutto, e sparí parimenti la famiglia, che si trova però trapiantata in tempi posteriori nel Delfinato, e molte carte esistono nell'archivio di Grenoble che provano la sua esistenza colà.
      Quando Carlo d'Anjou calò alla conquista del Regno, o forse prima, venne in Italia un membro di detta famiglia, e senza che se ne conosca né il nome né il perché, troviamo ch'egli aveva fermata la sua dimora in Savigliano, e vi aveva preso moglie.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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