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      Ma, soggiungeva mia madre, "questo non era che il principio." Dopo poche e cortesi parole, mio padre cavatosi di tasca un foglio e voltosi alla sua promessa: - Ecco, signorina, in questo foglio il mio ritratto morale, ch'ella non può come l'aspetto materiale giudicare a colpo d'occhio -. E datole il foglio, cortesemente si congedò, dicendo nell'uscire che, se dopo ben conosciuto quale egli veramente fosse, non mutava pensiero, egli si sarebbe tenuto felice di dedicarsi a lei per la vita e divenirle marito.
      Mia madre mi diceva che, coll'inesperienza de' diciott'anni, col candore, l'ignoranza del mondo, provenienti da un'educazione riservata quale era stata la sua, visto in quel foglio una lunga lista di difetti che si attribuiva il suo pretendente, fu quasi sul punto di non farne altro, tanto li aveva presi sul serio. Ma i suoi parenti che sapevano quel che ne dovessero pensare, si burlarono del foglio e di lei; il reo confesso fu richiamato, festevolmente accolto, e, dopo avergli detto che "si aveva intera fiducia sulla sua futura conversione", il matrimonio si fece.
      Ecco in qual modo s'esprime a questo punto mia madre nel suo manoscritto: "Questo fu il primo d'una catena d'oro di ben 42 anni di fedeltà e d'amore coniugale, che strinse l'avventurata Cristina in modo indissolubile, sino al 26 novembre 1830, che morte lo sciolse, o per dir meglio lo rese in parte immortale in Cielo".
      Gia s'annunziavano in Francia le agitazioni che precedettero la rivoluzione, ma lo scoppio doveva accadere piú tardi; e per tre anni ebbero i miei parenti pace e felicità. Furono i soli anni felici, credo io, del viver loro!
      Nacquero di loro due maschi successivamente: il primo morí in fasce. Il secondo fu Roberto vissuto poi 73 anni.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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