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      Lo sguardo che quei due uomini si gettarono in quel momento li legò l'uno all'altro per sempre.
      Condotti ambedue dietro la linea francese di combattimento, mio padre fu creduto un emigrato, e circondato da parecchi che schiamazzavano e gli dicevano villanie, sino colla sciabola a misurargli sul capo un fendente, gridandogli: "B... d'émigré!" alle quali parole il prigione rispondeva senz'alterarsi: "Non, je ne suis pas un émigré"; finché alla fine comparve un ufficiale che si mise di mezzo e terminò questa scena indegna di soldati regolari, liberandolo dalle mani di costoro.
      Di qui, per Moutiers e Vienna, venne condotto a Montbrison, poi a Fleurs nel Forez. Ancora regnava Robespierre coi terroristi, i quali, in quella piccola città, piú pazza o feroce delle altre, durarono ancora per certo tempo dopo il 9 Thermidor, che ne vide la fine a Parigi.
      Ai prigionieri, per mantenersi, erano dati dieci soldi al giorno in assignats; i quali perdendo l'80%, non rimaneva d'effettivo che un paio di soldi. Su questi dovevano vivere padrone e servitore! Convenne dunque ad ambedue campare di elemosina; ma sotto il regime dei terroristi l'aiutare de' regi era veduto di mal occhio, ed esser veduto di mal occhio da coloro si sa che cosa in quel tempo significasse. Onde i poveri derelitti cercavano di non compromettere all'aperta i loro benefattori: il montanaro chiamato sin allora Giovanni, domandava e riceveva di nascosto la carità: "Trovò gran compensi" dice il manoscritto "nella carità de' buoni di cui abbondò mai sempre la Francia, specialmente in que' tempi, e tanto piú nelle persone del sesso gentile. Queste pie signore nelle ore della notte aspettavano Giovanni, e gli davano pane, ova, burro pel padrone.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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