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      Li ho sempre trovati invece disposti a preferire chi li tiene in riga, a quelli che le dan loro tutte vinte; e i soldati hanno lo stesso umore.
      Di piú; ecco una prova se mio padre meritasse d'esser tenuto barbaro.
      Egli credeva che non fosse bene svegliare a un tratto i fanciulli, rompendo i loro sonni in modo brusco.
      Quando s'aveva ad alzarsi presto per qualche partenza, egli veniva accanto al mio lettuccio e cominciava a cantare una canzoncina, ancora l'ho negli orecchi, che diceva:
     
      Chi vuol veder l'auroralasci le molli piume.
     
      E cosí a poco a poco, alzando sempre piú la voce, mi trovavo sveglio senza il minimo sussulto.
      E difatti, malgrado la sua severità, io gli volevo un bene che lo sa Iddio.
      All'occasione non mancava poi di mostrarmi che era contento de' fatti miei, anco talvolta piú di quello che io lo meritassi.
      Ai Bagni di Lucca, ove la mia famiglia andò due volte, si abitava in casa dell'abate Lena. Curioso originale, lungo lungo, con una spolverina a fiorami; uomo che per nessuna difficoltà si perdeva. Molti anni dopo, gli venne in capo un giorno d'andare a Parigi. Aveva un calessino senza mantice a un cavallo, salí su e partí. Ci chiese, passando, l'ospitalità a Torino onde riposar sé e l'animale, e poi via di nuovo, sempre solo, e non so quanti mesi dopo lo vedemmo ricomparire, ed allo stesso modo ritornò a casa sua.
      Ai Bagni di Lucca è gran quantità di serpi; innocue però, ma noiose poiché si mettono persino per le camere. Una sera trovandomi in un piccol orto accanto alla casa, vidi di queste serpi e, presa una bacchetta, mi venne fatto d'ammazzarne parecchie.
      Io non avevo nessun merito per quest'uccisione, poiché allora, potevo aver sei o sette anni, ignoravo affatto che il serpe potesse esser velenoso ed ammazzare col morso; e quanto al ribrezzo che ispira a molti, io non ne provavo nessuno, come mai in vita mia non l'ho provato, onde non ci fu idea di coraggio a sbacchettare quelle povere bestiole.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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