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      Salterei volentieri a pié pari questi anni. Ma non si può. Bisogna che io sia galantuomo, non solo col lettore, ma anche con me stesso. Altrimenti farei della mia storia come delle pere che hanno il baco; monderei il fradicio e presenterei il sano! E potrei finire coll'imbrogliarmici anch'io!
      S'io cominciai presto, troppo presto, a sciogliermi, lo debbo al signor Malvotti. Come mai, si dirà, mio padre non aveva egli scelto un uomo piú sicuro? L'uomo gli fu proposto da un monsignore. Ed un monsignore non poteva errare né per malizia, né per ignoranza, né per negligenza.
      La profonda sincerità del senso religioso, la fede incrollabile di mio padre, lo portavano ad una specie d'esaltazione di sentimenti affettuosi verso il Papa, prima di tutto; poi verso l'intera gerarchia della Chiesa; ed i birbi del partito clericale, sia laici che ecclesiastici, abusarono della leale e nobile natura sua in molti incontri; né mi mancherà occasione di parlarne.
      Di qui emerge un ammaestramento di grande utilità pratica.
      In tempi di parti, oggi coma allora, c'è il vezzo di chiamare i nostri i buoni, e gli avversari i tristi. Come se fosse tra i possibili che un paese si trovasse diviso in due brigate: cinque milioni, verbigrazia, di galantuomini di qua, e cinque milioni di birbanti di là! A chi ha tali idee accade facilmente, com'è naturale, d'essere corbellato e peggio da un briccone, creduto onesto soltanto perché appartiene al medesimo suo partito. Onde ciò non accada, guardiamoci dunque dallo scegliere amici e confidenti in grazia soltanto della loro coccarda; e ricordiamoci che se due opinioni opposte professate da due partiti non possono essere ambedue egualmente vere, logiche e buone, due uomini appartenenti ai detti partiti opposti possono ambedue essere egualmente due birbi matricolati come due galantuomini.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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