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      Istrumento a note tenute e perciò d'espressione, e da suonarvisi meglio gli adagi che gli allegri. L'imperatore di Russia acquistò uno di questi istrumenti.
      Quanto a me, non seppi mai a fondo la musica, ma ebbi dalla natura una voce non ispiacevole, molto agile ed un certo gusto di canto, se non m'illudo. Ci fu un tempo nel quale non pensavo ad altro che alle semicrome; ma riflettendo poi che mi facevano perdere troppo tempo inutilmente, le mandai al diavolo insieme coll'allegra compagnia che m'aiutava a passar la vita gorgheggiando. Fu uno dei miei pochi atti di virtú.
      Eppure, di tutte le opere dell'uomo, la piú meravigliosa ed insieme la sola, per me inesplicabile, è la musica.
      Capisco la poesia, capisco la pittura, la scultura, le arti d'imitazione insomma. Il loro nome ne svela l'origine. V'era un modello, l'umanità c'impiegò secoli per giungere ad imitarlo; e finalmente l'imitò.
      Capisco le scienze. Dato il raziocinio, non trovo difficoltà a comprendere che, ogni età profittando delle riflessioni, e, per dir cosí, salendo sulle spalle dell'età antecedente, l'umanità si sia innalzata al punto al quale oggi si trova.
      Ma dove diamine siamo andati a prendere la musica? questo è quello che non capisco. La musica è un mistero. Credo che bisogna dirne quel che si dice delle lingue.
      Eppure la musica c'è; è nella nostra natura. (non in tutte, è vero.) Mi ricordo che ad un concerto, Cobden mi s'inchinò all'orecchio e mi disse: - Non ho mai capito che cosa significhi quello strepito che chiamano musica. - Le esperienze sul monocordo e sul prisma, la relazione che esiste fra le distanze delle note e de' colori, mostrano che consonanze e dissonanze non sono un fatto arbitrario né una convenzione acustica.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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