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      Mentre i cavalli trottano, dirò l'impressione che portavo con me, di Roma e del mondo romano.
      L'idea piú semplice era, che i preti di Roma e la loro religione non avean molto che fare né con mio padre né con don Andreis, né colla religione loro, e dei preti e devoti di Torino.
      Quello che nel frasario ascetico si chiama - non so perché - l'unzione; quel contegno compunto, tristo, lumeggiato soltanto da qualche rara lepidezza di sacrestia; quell'ambiente che pesa sul cranio come il plumbeus Auster d'Orazio, di tutto quest'insieme nel quale ero vissuto e cresciuto sotto la ferula del mio prete, a Roma non ne avevo trovato traccia.
      Non un monsignore, non un prete, che non camminasse franco, colla testa ritta, senza caricature, mostrando la bella gamba, ed una toletta piú che pulita; parlando poi del piú e del meno e d'ogni cosa, e de quibusdam aliis talvolta, tanto che mio padre, me n'avvedevo, si sentiva andare in sudore e proprio stava sulle spine. Ho presente d'un certo prelato, che non nomino, e che credo fosse discretamente sciolto, il quale ad un pranzo in villa fuori Porta Pia, raccontava ridendo certi aneddoti matrimoniali ch'io neppure capivo bene allora, e mi ricordo che quell'onest'uomo di mio padre stava proprio come sull'eculeo, cercando ogni modo per rompere il proposito e metter la conversazione su un'altra via.
      I prelati e preti che incontravo in compagnie non tanto ortodosse come quelle frequentate da mio padre, mi parevano ancor piú sciolti. O nel presente o nel passato, o in teoria o in pratica, o con molto velo o con poco, o con nessuno affatto, tutti egualmente navigavano od avean navigato sul dolce fiume du Pays de Tendre.
      Incontrai, verbigrazia, un vecchio canonico legato da una vecchia catena in pariglia ad una vecchia dama; incontrai un giovane prelatino bianco e rosso, schizzando (castità no certo) dagli occhi, disperato per il bel sesso, che a chi dava, a chi prometteva; e, si figuri! questo giulivo apostolo non mi si mette intorno dicendomi, che nel monastero di Tor di Specchi c'era una ragazza innamorata di me?


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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