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      È inutile; in certi luoghi, certi galantuomini disturbano. Quel che le risaie sono al corpo, le corti lo sono all'animo ed al carattere. Aria cattiva; con che non pretendo dire una novità, le inique corti essendo passate in moneta corrente. Una novità invece sarebbe trovarvi rimedio. Ma siccome questo l'avrebbero in mano i principi, e che essi sono i primi a patire dell'aria suddetta, siamo in un circolo vizioso. Eppure, chi ha sempre fatto cadere le corone di capo ai re? Non sono già le turbe dei ribelli, sono le corti. Sarebbe dunque interesse dei principi come dei popoli che l'aria in esse fosse purificata; ed il modo lo saprei; ma non lo voglio dire. Non si credesse mai, però, che con questa reticenza volessi coprire idee di repubblica! Sarebbe un bel baratto! S'avrebbero i re, i ciamberlani, les marquis de la république! Grazie!
      Mio padre che, come tutti gli uomini di carattere elevato, non si cacciava avanti, mentre tanti altri facevano a spintoni per mettersi in prima fila, rimase sempre addietro, e cosí accadrà in ogni tempo agli uomini del suo taglio.
      Il mio reggimento era stato intanto destinato per la Venería, antico Castello reale a tre miglia da Torino, stato distrutto in parte nelle guerre di Catinat, quindi lasciato dalla casa del re all'esercito per guarnigione di cavalleria. Fui uno dei primi ufficiali, vestito, provvisto, all'ordine di tutto; e venne fissato il giorno della nostra partenza da Torino.
      Fu questo l'ultimo, definitivo distacco dalla casa paterna come da ogni specie di legame d'educazione. A quindici anni e mezzo, fu un po' presto, tanto piú con un naturale come il mio! Presi altresí definitivo congedo da don Andreis. Per finire la sua storia, sciolto anche lui dall'impegno della mia educazione, e parendogli forse che l'alunno non fosse diventato quel pio signorino ch'egli s'era proposto, s'andò a far cappuccino.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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