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      Sui tempi di guerra non pareva oramai da dovercisi calcolare.
      Era accaduto lo sbarco di Napoleone, il sauve qui peut generale dei diplomatici del Congresso di Vienna, ed il nuovo terrore del fatale guerriero, pel quale veniva la tremerella a molti dei ristaurati principi. Non a tutti; che Vittorio Emanuele, benché vecchio e di poca salute, si mostrò in quell'occasione della Casa onde era nato; e pronto a montar cavallo, diede ordine affinché il nostro piccolo esercito si mettesse in movimento.
      Si può figurare l'allegria nostra e mia alla notizia che s'entrava in guerra! Giovane, svelto, avvezzo ormai alle male vite, che potevo sperar di meglio? Diceva Cesare Balbo, benché austero uomo: "Ci sono due piaceri al mondo, far la guerra e far all'amore." C'è però da aggiungere: "Ambedue sono mestieri pei giovani."
      Ma siccome il mondo cammina per dispetto, allora che ero giovane mi toccò restare a casa, e mi convenne star poi alla pioggia ed al vento e far la guerra quando gli anni incominciavano a pesarmi sulle spalle.
      Accaduta la rotta di Waterloo e messo finalmente il gran disturbatore del mondo a Sant'Elena, non ci voleva molto acume a capire che per lungo tempo il mestier dell'arme, tanto piú dell'armi comuni avrebbe avuto all'incirca l'importanza ed il diletto d'una Confraternita di battuti.
      Il mio amico Bidone che andavo vedendo ogni tanto, sempre si lasciava uscire qualche parolina, qualche ironia, qualche scherzo sul destino al quale mi portava la mia spallina d'officier tout juste com'egli diceva. "Bella carriera, ove si perde una testa per due braccia!..." E per essere sincero, in quelle ore ove il mio dovere mi comandava di prestare una viva attenzione alla strigliatura dei cavalli, e badare onde la striglia, la brosse ed il torcolo di paglia s'adoprassero secondo i buoni principî; quando dovevo per ore e ore aver l'occhio ai soldati perché non menassero la striglia sulla criniera e lavassero bene le narici e gli occhi dei loro compagni di fatiche; quando mi toccava assistere al loro pranzo onde la biada servisse esattamente all'uso voluto dal ministero della guerra; quando, dico, la mia mente era tutta immersa in queste dotte elucubrazioni, mi balenava tratto tratto nel cervello quest'idea: "E cosí si può durare la bagatella di trent'anni!


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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