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      Idea sfuggevole dapprima, com'è appunto il baleno, ma a poco a poco piú stabile, e finalmente quasi continua, e d'un'efficacia ogni dí piú potente.
      Quando poi vi s'aggiunse il dissesto di salute accennato dianzi; quando ogni sera avevo la febbre con una tosse da schiantarmi le tonsille, senza che perciò facessi meno pazzie, scappate e birichinate del solito, i miei parenti conobbero che cosí non potevo durare, e decisero mettermi in riguardo.
      Mi ottennero un congedo per malattia, e bene o male mi curai in casa.
      Intanto l'amico Bidone badava a battere sullo stesso argomento, ed io che mi ricordavo di quel maledetto strigliare, cominciavo a capire che aveva ragione. Ma non vedevo né cosa né come risolvere. Alla fine, essendomisi pur sempre, anche al reggimento, mantenuto il gusto del disegnare e dipingere, tantoché qualche rara volta avevo persino tentato di fare studi sul vero, mostrai il desiderio d'uscire da Piemonte Reale ed entrare nell'esercito provinciale. Secondo questo sistema s'aveva quattro mesi di servizio e poi dodici liberi, e perciò molto maggior tempo d'occuparsi e studiare.
      Mio padre, vista la mia salute, ed anco per non far ostacolo ad una mezza velleità da me mostrata di metter giudizio e lavorare, mi volle far contento: chiese ed ottenne ch'io passassi nei Provinciali, ed entrai nella Brigata Guardie e nella compagnia del capitano Santarosa, quello stesso che presto doveva far parlar tanto di sé nei moti del '21.
      Ma la volpe mutò pelo e non vizio. Fui un birichino a piedi invece d'un birichino a cavallo. Sempre piú mi misi in male compagnie, sia di militari come di borghesi. Bisogna confessare che in quel tempo i reduci dall'esercito francese, avvezzi a conquistare il mondo, si portavano un po' dovunque come in paese di conquista.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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