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      Per appoggiare ad esempi palpabili queste verità, mi mostrava talvolta per le panche dei caffè quegli avanzi d'una vita di disordine; quei vecchi dall'occhio spento ed idiota, dalle membra consunte, i quali l'età non condusse a sembrare né ad essere rispettabili, e che finiscono inutili, abbandonati e sprezzati da tutti. - Ecco, mi diceva, - come sarà lei fra cinquant'anni, seguitando la sua strada d'ora. Si specchi! - Tal altra volta, mi citava qualche tipo interamente opposto, qualche uomo o qualche giovane che colla fermezza, colla costanza, e partendo da umili principî era giunto ad operare cose utili e cose belle. Non sempre però mi biasimava; e non di rado per darmi animo mi diceva: - La Provvidenza le ha data una bella testa; su coraggio! si risolva a cavarne qualche cosa.
      Non posso rammentare codesti tempi e l'amicizia del Bidone senza che mi si rappresentino alla mente quegli affettuosi versi di Dante mentre s'incontra con Brunetto Latini; versi che tanto esprimono quello ch'io sento:
     
      Se fosse tutto pieno 'l mio dimando,
      Risposi lui, voi non sareste ancoraDell'umana natura posto in bando:
     
      Ché in la mente m'è fitta, e or m'accora,
      La cara e buona immagine paternaDi voi, quando nel mondo ad ora ad ora
     
      M'insegnavate come l'uom s'eterna:
      E quanto io l'abbia in grado, mentre io vivo,
      Convien che ne la mia lingua si scerna.
     
      Cosí potessi io rendere nella mia lingua onore condegno! Ma Brunetto Latini, tanto inferiore, ebbe Dante, e Bidone, tanto superiore, non ha che me! Pensare da che cosa dipende il farsi ed il durar celebre come lo scomparire nell'oblio! E s'avrebbe a sudare tanto per la gloria? E tanto ciecamente s'avrebbe ad accettar per infallibile la tromba della fama?
      Queste idee sono ormai in me dominanti da un pezzo; e per quanto abbia caro, non lo nego, essere nominato con onore, se l'occasione se ne presenta; altrettanto vivo felice a meraviglia ancorché nessuno s'occupi di me.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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