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      Avrebbero dovuto farci osservare quanto fallace ed erroneo riuscí quasi sempre il giudicio dell'assassino: quanto male egli conobbe chi meritasse la morte, anche dato che la forma fosse legale: avrebbero dovuto mostrarci l'età presente dominata da un bisogno di responsabilità universale, bramosa di sicurezza generale, bramosa di un Habeas corpus esteso al mondo intero: inclinata alla clemenza in ogni occasione; inimica della pena capitale, soprattutto per cagioni d'opinione politica, inimicissima poi di giudizi arbitrari senza processo, senza difesa, senza confronti né testimoni. Quest'era l'antidoto col quale doveano almeno rettificare le idee false che ci doveano per necessità istillare le letture e gli studi del classicismo pagano: come pure, lo permetta il conte Alfieri, ce le istilla la recita delle sue tragedie, nelle quali in sostanza qual è l'idea semplice che ne emerge? Qual è l'atto che tocca al superlativo della virtú, della gloria. della fama umana? Qual è il rimedio ai mali cagionati dai cattivi principi, dai tristi governi? Qual è la via piú breve onde condurre un popolo alla perfetta felicita, libertà, prosperità, ecc. ecc.? Nascondersi dietro un uscio e far la posta al tiranno: quando passa, tonfete! una buona botta sul capo, e tutto si trova fatto, compito e terminato: tutti sono contenti, tutti sono indipendenti, tutti sono liberi, felici, virtuosi, eguali, fratelli amorosi, insomma tutto un popolo si trova diventato d'un colpo il paese della cuccagna! Ed il mondo va egli cosí? E tutto questo è egli vero, e mette forse in capo idee vere?
      Proprio, il conte Alfieri se lo lasci dire, (lo so per prova) in Italia, della politica che fiorisce nelle università, nelle quinte dei teatri, nei bigliardi, ne' caffè, nel giornalismo in genere, e nelle botteghe di barbiere (questa lista purtroppo prende tre quarti degli Italiani!


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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