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      Mi vergognavo d'essere Italiano!
      Non posso dire qual rossore sentissi dello stato politico dell'Italia d'allora. Mi pareva esserne io colpevole, averne scolpita in fronte la vergogna; mi pareva che tutte le parole vi alludessero, che tutti gli sguardi si fissassero in me. Il freddo contegno degl'Inglesi, l'indifferenza che i piú mostravano, com'era in regola, ad un giovinetto inconcludente par mio, il tranquillo e sicuro orgoglio che sta loro sulla fronte, mi parevano, tutte cose inventate apposta per me, per mortificarmi, per farmi sentire la mia inferiorità, per farmi capire che quando una nazione è da secoli di chi se la prende, quando essa permette che dai quattro venti ci venga chi vuole a rifarvisi, come i cacciatori vanno in certe regioni perché c'è molta selvaggina, allora chi appartiene a una nazione simile può essere tollerato fra gli stranieri, ma trovarsi alla pari con loro, questo no.
      Un giorno, mi ricordo, miss Knight mi parlava di patria. Io le risposi col fiele nel cuore: - l'hanno forse gl'Italiani? - Essa mi guardò sorpresa, e mia madre me ne fece rimprovero. Io non spiegai il mio pensiero, non risposi nulla, mi era intollerabile toccar quel tasto, ne provavo troppo dolore. Dio sa che idea si fece di me quella buona Inglese, nemica certo delle aberrazioni rivoluzionarie, ma Inglese sempre in fin dei conti, e quindi amando la libertà, e del proprio paese prima di tutto!
      La patria non è la terra soltanto ove siamo nati; lo sanno da un pezzo gli Italiani.
      Questo senso d'umiliazione m'ha tenuta trista compagna per quasi tutta la mia vita: è stato in parte cagione della mia poca inclinazione ai viaggi fuori d'Italia, come a frequentare la società straniera. Riconosco d'essere sempre stato su quest'articolo d'un'impressionabilità morbosa: d'aver sempre esageratamente presa ombra di parole, d'atti che a tutt'altro forse miravano che a notare la nostra inferiorità (beato Gioberti che se la godeva scoprendo negl'Italiani il Primato!


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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