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      Forse allora si potrebbe dire che l'amore pel caro se stesso avrà il nome ignobile d'egoismo, e l'amore invece per un oggetto fuori di noi, qualunque sia, porterà esclusivamente quello nobile e bello d'amore.
      Per conseguenza l'amore vero, l'amor generoso, bello, nobile, simpatico sarà quello diretto ad un oggetto fuori di noi e distinto da noi che preferiamo per conseguenza a noi: e che in ragione di questa preferenza cercheremo di rendere contento e felice a nostro costo, ove l'oggetto sia un essere animato, ovvero di rendere grande, potente, illustre a nostre spese se l'oggetto fosse o astratto, o collettivo, o materiale. Lei, signor lettore, che avrà girato il mondo, le è sembrato di scoprire molti di questi amori che preferiscono l'oggetto di fuori a quell'altro di dentro che si chiama Io? E se ne avesse scoperti pochi o nessuno, non si potrebb'egli quasi quasi cadere nel dubbio se quest'amore vero, generoso, bello, nobile, simpatico ci sia proprio ed esista realmente; o non sia forse invece altro, salve rarissime eccezioni, che una sottigliezza metafisica delle letterature de' popoli civili? Prendiamo il genere piú comune dell'amore, quello che accende i due sessi. Crede lei che fra coloro i quali non leggono, né hanno mai letto libri, poemi, romanzi, novelle, ecc. ecc., ce ne siano molti che provino l'amore con tutte le ansie, le allucinazioni, gli eroismi de' poeti, con tutta la seducente fantasmagoria che ci ha fatti tribolar noi, in grazia di quella maledizione de' libri che insegnano a far all'amore a chi non sapesse o ne avesse voglia? Crede lei che fra quelli che non hanno mai - ma proprio mai - letto un libro d'amore ce ne siano le dozzine che si persuadano verbigrazia non esserci al mondo che una sola donna amabile? che perdano per lei l'appetito e il sonno; che credano essere la maggiore delle disgrazie conosciute, il non poter ottenere il suo favore?


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890