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      Che per lei muoiano o si buttino a fiume?
      Leviamo le egloghe e gli idilli, ha mai veduto dei contadini innamorati? Ha mai veduto un villano scordarsi d'andar a giornata, od un altro passargli dalla mente di far la polenta perché fosse innamorato? E se quest'amore fosse una malattia de' signori propagata dai libri, non vien subito in mente di far questo calcolo "sul globo son piú quelli che leggono, o quelli che non leggono?" E se si venisse - cosa probabile - a scoprire che, presa l'umanità in massa, ce n'è appena uno per mille che legga, non si potrebbe finire col concludere che l'amore (sempre s'intende l'amore de' romanzi, non parlo delle tendenze vicendevoli de' sessi) è una minima reazione, una varietà inconcludente, un lusso da signori, da gente che non ha voglia di far niente e non sa come logorare le sue ventiquattr'ore.
      Noi viviamo nella piccola Europa, in un piccolo paese, tra un piccolo cerchio d'amici e conoscenti ed a molti sembra che il mondo sia tutto lí. Ma consideriamo un momento quel che accade altrove. Questo benedetto amore che a tanti fa (o faceva) girare il capo in Occidente, che cosa diviene in tutto l'Oriente col non saper leggere, colla poligamia, colle schiave degli harem? Crede lei che da Costantinopoli alla costa N. O. d'America si troverebbero molti che per anni sospirassero dietro una bella ingrata? Sospireranno per non aver quattrini da comprarsela. Crede lei che in tutta l'Affrica siano frequenti i negri che vorrebbero morire piuttosto che alterare il buon umore d'una adorata negra? E senza tediarla di piú, dia da sé un'occhiata tonda pel mondo, e mi dica poi se non trova che quel bello, quell'alto, quel generoso amore pel quale l'uomo sacrifica il proprio bene all'altrui è molto piú raro ed eccezionale di quanto comunemente si crede.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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