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      L'amore il piú delle volte è conseguenza della pigrizia e dell'ozio: ed è un prodotto artificiale della letteratura. E la letteratura francese ne ha fatto un ignobile capo di speculazione.
      Queste idee, come al solito, sono frutto di mie osservazioni e me le sono fatte da me. Non per questo le do per infallibili. Non so che cosa ne penserà il signor lettore. Probabilmente però mi dirà: "Tutto va bene ma ci sono persone che non sanno né leggere né scrivere, che lavorano come cani, eppure sono innamorate." Rispondo. Prima di tutto fra questi innamoramenti non ce n'è due della medesima essenza; e bisognerebbe far l'analisi chimica di tutti per valutare il pregio di ciascuno. Siamo intesi, come lei sa, che, parlando della rarità dell'amore, ho voluto specificare quell'amore che fa preferire al proprio il bene della persona amata, altrimenti, come s'è veduto, non è piú amore, è egoismo. E se facessimo passare al lambicco gli innamoramenti in genere, crede lei che ne verrebbe fuori un'essenza limpida come acqua di fontana?
      In secondo luogo, lasciando da parte analisi e lambicchi, la questione si riduce a dire che ogni regola ha le sue eccezioni, e lo concedo. Lo concedo talmente, che senza cercar piú lontano, eccomi qua io in persona per servire d'eccezione e di conferma alla sua riflessione.
      Io in gioventú non lessi, si può dire libri d'amore: lavorai, e lavoravo al punto d'essermi ammalato piú d'una volta, eppure ebbi una natura cosí impressionabile, cosí appassionata, che mi sarebbe impossibile l'esprimere la violenza delle tempeste che in questo genere ho dovuto attraversare. - Dieu merci, c'est fini! - diceva Richelieu.
      Ora dunque parrebbe giunto il momento di principiare a narrare le mie passioni d'amore, e raccontarle poi via via a misura che si presentano.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





Richelieu Dieu