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      Non capivano allora i piú che nel ciclo napoleonico la tirannia era l'eccezione; mentre nel ciclo delle restaurazioni era invece la regola. Meglio che tirannia, diremo l'assolutismo. Quindi la massa era lontana dal desiderare mutazioni. La felicità che la rivoluzione portava alla Spagna non destava ancora grande invidia. Onde tutto si ridusse ad un'effervescenza isolata, sorta nel seno delle società segrete; che non s'estese, né poteva estendersi al resto della nazione, perché erano idee delle quali ancora non capiva il sugo e che annunziavano mutazioni che non desiderava.
      Si ebbe un nuovo esempio del buon servizio che rendono le sètte: presentarvi la fantasmagoria d'un mondo che non esiste, e quindi gettarvi nell'impossibile. Non ci scordiamo però che le società segrete erano frutto dell'assolutismo sciocco, cieco e retrogrado della restaurazione; onde questa n'era la vera fonte.
      Diceva Cesare Balbo che quel movimento, come il suo compagno di Napoli, ritardò di molti anni l'emancipazione nostra; e diceva il vero.
      V'è poi un altro punto di vista importante. La forma del '21 fu d'una rivoluzione militare, che di tutte è la piú brutta, la piú corruttrice, la piú dannosa per cattivi esempi ed interminabili conseguenze. S'io non stimo e non amo un sistema, non lo servo; se ho accettato servirlo mentre lo amavo e stimavo, e se poi a ragione o a torto mi sono mutato, lascio di servirlo. Ma violare la fede data, mai.
      M'affretto però d'aggiungere che sarebbe ingiusto l'adoperare a priori una logica assoluta per decidere del merito o della colpa degli atti umani, in casi di questo genere.
      La vera colpa è l'andare scientemente contro coscienza: è la coscienza artificiale che io attribuii, come lei forse sa, alla curia romana, non è però un suo monopolio; l'hanno altrettanto le sette a lei nemiche; l'hanno e la danno le passioni, gl'individui stessi.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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