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      Ma per la vita civile e cittadina, pe' signori e pe' ricchi in ispecie, è rimasta una quantità di ottimi esempi. Egli fu molto ricco, e visse, per la persona sua, con una semplicità veramente singolare. Padrone di palazzi, castelli e ville, alle volte capitavo a casa sua, entravo nel suo studio, e se poi gli domandavo: "dov'è la tua camera?" alle volte si trovava consistere in un letto dietro una scena in una stanza di passo, tal'altra in qualche sgabuzzino nelle soffitte; egli non sentiva bisogni, mangiava ogni cosa, era indifferente al freddo, al caldo, ai comodi, alle eleganze, vestiva a caso, e dormiva poco.
      Ecco i belli esempi che rimangono di lui ed onorano la sua memoria. Se troverà imitatori fra i signori, non sarà stato uomo meno utile alla società che se avesse scoperto un nuovo sale, un nuovo metallo.
      Egli ebbe un figlio, che poco gli sopravvisse, ed ecco un'altra razza di galantuomini che s'estingue. Tuttavia fra le mura della sua casa non si sono smarrite le tradizioni della sua intelligente e cortese ospitalità.
      Anch'io in quel tempo dovetti avvedermi, quanto fosse ardua impresa il poter vivere in pace col mondo nostro torinese, a chi osasse pensare, dire, fare qualche cosa che uscisse dalle sue idee e dai suoi usi quotidiani. Dio ne guardi! Se uno di noi avesse voluto adoperare il proprio cervello, cavarne un'idea, lavorarla a punta di sillogismi, colla sua maggiore e la sua minore, per mettersi in tasca qualche nuova conseguenza, onde servirsene poi ne' propri negozi!
      Siccome in certi paesi v'è una misura o un peso esposto al pubblico, ove verificare se ognuno è in perfetta regola: cosí si sarebbe detto che per la nobiltà di Torino Iddio non avesse voluto fare altra spesa che d'un cervello solo; e collocarlo a Corte, in camera di parata, dove ognuno andasse a far provvista delle idee che gli occorrevano.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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