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      Se mi pagano onde farmi battere i quarti sulla sella, dicevo io, oh! perché non mi avranno a pagare per farmi dipingere un quadro? Se non è vergogna il comprare, come sarà vergogna il vendere? Un atto compiuto concordemente da due può egli essere vergognoso per l'uno ed onorato per l'altro? Questi erano i miei argomenti, ed ora sono all'incirca passati nel criterio comune. Ma allora v'era un certo merito a trovarli, ed accettarne le conseguenze. Poiché dico il mio male, non troverà strano, che quando la cosa è possibile mi lodi anche un pochino da me.
      Mi torna in mente d'un certo mio acquarello, nel quale mi rappresentavo vestito all'artista in maniche di camicia nell'atto di dipingere uno studio in vista del castello d'Azeglio; e intanto l'ombre de' miei antenati vestiti da paladini m'apparivano e mi davano una strapazzata ch'io ricevevo in atto tutto modesto di scusarmi, e chieder perdono.
      Ora poi colla riflessione e coll'esperienza, credo aver dato miglior sesto alle mie idee.
      Siccome i ciamberlani, le dame d'onore ed i marchesini m'avevan guarito dell'aristocrazia; cosí i tribuni, gli eroi di club e gli italiofagi m'hanno poi guarito della democrazia ch'io ho chiamata di rappresaglia.
      Su tutto, e su questa questione specialmente, è importante ai tempi nostri d'aver idee esatte e vere. Il senso del rispetto a ciò che è rispettabile (già l'abbiam notato) vien meno oggi nel mondo, e la colpa non è tutta da un lato. È essenziale che la società cerchi di ravvivarlo: e per questo è importante che le classificazioni de' vari gradi del rispettabile, vengano messe in scala dallo spirito pubblico con precisione.
      Dirò come la vedo io: lei poi giudicherà.
      Prima di tutto, s'intende, vorrei che fosse stimato il galantuomo, e bisognerebbe che la maggiorità smettesse d'ammirare ed applaudire, sia grande sia piccolo, chi manomette o corbella il prossimo a proprio vantaggio, per la sola ragione che è un uomo di genio, e che manomette e corbella con talento ed abilità. Vorrei invece che fosse piú ammirato chi è piú utile agli uomini.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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