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      Un giorno penso di sbrigare molte visite di convenienza; esco e fo fermare il legno al portone del palazzo X*** dicendo al servitore: - Sentite se il principe riceve. - Dopo un bel pezzo vien giú un cameriere, si fa allo sportello e: - Dice Sua Eccellenza che torni domani alle 11 -; e dopo una riverenza, rientra in palazzo!!!
      Io risi cosí di cuore, che non ebbi campo a rimandar l'ambasciatore coll'osservazione che avevo chiesto se il principe riceveva, e non che mi fissasse un'udienza.
      Il mio ottobre in Albano passò allegramente; per quanto non dividessi, né abbia mai diviso i gusti e le abitudini romane circa la villeggiatura. In villa ci si va, se non sbaglio, per godere della campagna aperta; e la campagna si gode col sole e non colle stelle. Ma quando si passa la notte giocando a toppa, si cena alle 2 e si va a letto alle 4, bisogna per conseguenza logica alzarsi a mezzogiorno. Quindi per i villeggianti d'Albano tutta la parte campestre del villeggiare si riduce ad una passeggiata sul tardi nel bosco di villa Doria. Tale era l'uso in allora; oggi può esser mutato, ma mi par difficile.
      Qualunque fosse, io l'accettavo, e mi ci adattavo, legato dal principiare d'una passione che non potevo dominare, e che mi fu cagione in appresso d'infiniti dolori ed amare delusioni.
      Come già ho dichiarato, non intendo descrivere amori; accenno soltanto a questo, perché in seguito si possano intendere parecchi fatti che altrimenti riescirebbero inesplicabili.
      Ritornato in Roma, presi studio verso Sant'Isidoro sopra piazza Barberini, in casa di due vecchie che m'usavano infinite attenzioni; e m'accinsi con ardore a cavare qualche opera presentabile dagli studi e dall'esperienza d'una lunga stagione di lavoro.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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