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      l'honnête homme trompé, s'éloigne et ne dit mot.
     
      Cosí feci io.
      Secondo l'accordo, non entro in altri particolari su questo romanzo, del quale, non darò che cenni indispensabili per l'intelligenza de' fatti successivi.
      In quell'inverno lavorai e feci un quadro rappresentante i Trecento alle Termopili; quadro che relativamente, e per me, non era pessimo. Vi si vedeva un pensiero ed un'intonazione accettabile. Nel mio stato d'allora, di tanto sconcerto morale, era miracolo il poter far tanto.
      Per le nuove circostanze si venne presto modificando il mio sistema di vita. Quelle abitudini ordinate de' primi due anni si vennero rilassando. La sera cominciai ad andare in società. Bisognava pur essere dove lei compariva. Divenni familiare in parecchie case, conobbi molta gente, e principiai a praticare la Roma moderna e farmene un'idea precisa: ché prima d'allora né la mia antecedente posizione di mezzo diplomatico, frequentando principi o ministri, né la successiva di studente artista, vivendo o solo o con pochi spiantati, avevan potuto permettermi di farmi l'idea complessa di Roma, governanti e governati.
      Siccome non credo necessario narrare la lunga serie di sciocchezze, che, fedele ai doveri d'un innamorato, occuparono in quell'inverno (e non fu il solo pur troppo) la mia esistenza; verrò raggranellando qualche fatto che possa dar idea di un mondo in tutto diverso dal nostro, e col quale, però il nostro e le cose avvenute, in parte si spiegano.
      Ella sa, signor lettore, ch'io non professo né odi né amori per progetto. Cerco la verità, e la dico quando credo d'averla trovata, senza badare a chi tocchi il dolersi: perciò quanto a sincerità può star coll'animo riposato. Correva l'ultimo anno di Pio VII e di Consalvi.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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