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      Questi era uomo di distinto ingegno ed avea cooperato moltissimo nel congresso di Vienna, come è noto, alla restituzione delle Legazioni al Papa. Allora parve una gran fortuna ottenuta per mezzo d'un gran saper fare. Ora, a vedere come sono andate le cose, a considerare le implacabili ribellioni da un lato, le implacabili repressioni dall'altro: di qua le sette ed i pugnali, di là le commissioni e i patiboli; i sicari carbonari da un lato, i centurioni cardinaleschi dall'altro, conseguenza di quel gran saper fare di Consalvi, vogliamo dire che, per chi ha sale in zucca debba dirsi ancora una gran fortuna?
      La gran fortuna si trova col far giustizia alle cose giuste: allora si va avanti senza guai; e si va avanti un pezzo, centunesima volta che ripeto la stessa idea.
      Ma l'idea della giustizia è troppo semplice perché gl'ignoranti l'adottino. Ci vuol un gran sapere ed una gran testa a capire le verità elementari; e Consalvi se aveva, come dissi, distinto ingegno, non era tra quegli alti intelletti che abbracciano con un solo sguardo il passato ed il presente, e sanno coordinare a loro il futuro.
      Egli non seppe né mantenere il buono della semi-federazione, semi-anarchico-popolare, degli Stati romani antichi, né prendere il buono dell'accentramento rivoluzionario moderno.
      E difatti il Governo romano dopo il 15 fu peggiore d'ambedue e giunse di rovina in rovina al punto che ora da tutti si vede.
      Pio Settimo era una natura buona, semplice, ma poco sveglia; quindi si lasciava guidare. Il senso del dovere, la fermezza contro la persecuzione, di cui è rimasto nobile esempio, gli servirono allorché, quanto a Papa, era chiara la via che doveva tenere: ma, nell'esercizio pacifico della sovranità, distinguere il bene ed il male, favorir l'uno e reprimere l'altro, date le influenze d'un sistema che proibisce nel pubblico ogni manifestazione del pensiero, è possibile soltanto a quei principi che hanno testa, carattere, istruzione, cuor caldo, gioventú, salute; ed il povero vecchio non avendo queste qualità, vedeva coi soli occhi di Consalvi, e lasciava fare.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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