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      Quel pover uomo ebbe a cader rovescio a vedersi minacciato d'un simile assassinamento; ma era una natura energica; non si perse d'animo, ricorse ed espose:
      Aver egli, chiamato dalla pubblicità della vendita, concorso all'asta cogli altri; essere rimasto a lui il frammento; averlo pagato a pronti contanti in tempi difficili, mentre il denaro era rarissimo; nessuno averlo avvertito allora che v'entrassero o no fidecommissi, essere egli perciò giusto e legittimo possessore del torso acquistato; Avervi faticato su, esso ed i suoi giovani, lungo tempo, e impiegatovi il marmo d'una statua greca, onde ottener un'opera perfetta quale si vedeva; Delle proprie fatiche lui solo esser giudice, ed altrettanto del prezzo che meritavano; e non riconoscere in veruno il dritto di fissarlo a capriccio;
      Esser quindi sua la statua, e da chi la volesse doversi trattar con lui delle condizioni del contratto, e non venirgli imposte da altri, ecc. ecc. ecc.
      E furon baie! come dicevano i quattrocentisti.
      Sic volo, sic jubeo, stat pro ratione voluntas. Tale fu la risposta dell'autorità: e Pacetti duro. Passarono parecchi giorni, e visto che non si smoveva, eccoti una mattina un cursore con un'inibitoria che l'avvertiva essere depositati al banco tale i 700 o 800 scudi della prima compra e non so quanto di piú pel ristauro, ed ogni giorno che peniasse ad andarli a riscuotere, multa d'una doppia d'oro!
      E Pacetti duro.
      Passato cert'altro tempo, una mattina arrivano per via Sistina quaranta facchini e carabinieri cum fustibus et lanternis; si fermano alla porta dello studio Pacetti, che, trovato chiuso, sconficcano; ed entrati, sollevano la statua, la mettono su un carro e se ne vanno con Dio.
      Il povero scultore assassinato a questo modo, si mise a letto con una biliosa; fu per lasciarci la vita; e rimesso poi malamente, strascicò poco piú, e poi se n'andò definitivamente all'altro mondo.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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