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      Allora si poteva non solo, ma quasi in certo modo si doveva; salvo da quelli, sempre eccezioni rare, che si dedicavano ad una scienza od un'arte, come ero io. Questo Regno di Pafo aveva i suoi statuti, le sue leggi, i suoi poteri, le sue guerre, le sue rivoluzioni; e tutto ciò componeva un insieme abbastanza curioso per meritar qui una pagina di descrizione.
      Prima di ogni cosa, in quella società, non era in istima se non l'amore vero, serio, leale, scrupolosamente fedele, ed immune d'ogni idea di negozio.
      Il genere roué era considerato come la piú abominevole delle eresie. Il genere del darla ad intendere, del far all'amore con parecchie ad un tempo; il genere leggiero, incostante; il genere indifferente, tepido; tutte eresie di gravità diverse, ma tutte passibili di maggiori o minori pene nel Tartaro di quella religione.
      Le condanne venivano pronunciate dalla voce pubblica. Il suffragio universale era già inventato, come vede, quando Napoleone III lo proclamava nel '52. Nelle veglie, ne' crocchi, si narravano casi galanti, se ne somministravano le prove; si pesavano, si discutevano, e finalmente s'emanava la sentenza: ed anche allora il suffragio universale era in sostanza quello di pochi caporioni, che prendevano il sopravvento.
      Ma il curioso era il genere di moralità, di probità, d'onestà, professato da' fedeli a quel culto. Secondo il senso ordinario, ognuno sarà libero di fare quel che crede, ma ognuno in fondo professerà sempre l'opinione che ingannare chicchessia non è atto lodevole: e che anche un marito dev'essere protetto da quella formola di morale pubblica. Là invece ingannar un amante, Dio ne scampi. Ma un marito.... se sa!
      Il senso ordinario insegna che se questo marito ingannato fa le viste di non accorgersi e tira là alla meglio, tal sia di lui: sono affari suoi, e nessuno ha diritto d'impicciarsene.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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