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      Cosí la difficoltà d'incontrarla cadde da sé.
      Questo scalino è dunque il terreno neutro sul quale s'incontrano, s'imbrogliano, o s'accomodano i mille interessi della vita amorosa.
      Ma per terminare l'esposizione dei suoi statuti, aggiungerò che non sempre è permesso agli amanti godere di questo scalino, come di nessun altro divertimento carnevalesco.
      Se la diva, o per puerperio, o per incomodo, o per motivo di qualsiasi genere, è costretta a star in casa, neppure il suo fedele deve divertirsi. Mentre il chiasso è al culmine da Piazza del Popolo a quella di Venezia, gli è permesso andare a spasso a Campo Vaccino, o a San Pietro o a Villa Borghese. E la sera in società, se si vien a sapere che X*** il quale ha la dama a letto con un po' di raffreddore, è stato veduto a ora del corso, solo, a cavallo, fuori di Porta Angelica, verbigrazia, le donne dicono: - Che caro giovane quell'N. N., quello davvero è un buon amico! - E se è presente il loro proprio, e che abbia una coscienza un po' meno illibata, riceve a titolo di rappresaglia un'occhiata nella quale sta scritto: "Imparate!"
      Altro degli statuti è poi che in caso di disgrazia di qualunque specie caduta sulla famiglia di lei come del marito, lui deve sacrificar tutto, la vita, se occorresse, per ripararla.
      Quest'insieme pare ed è certamente strano, ed altrettanto lontano mille miglia dagli usi del mondo presente; ma nessuno potrà, credo io, preferire il mondo attuale a quello d'allora.
      L'amore che cercando soddisfazioni, accetta però i sacrifici; che sostiene indicibili dolori per l'ineffabile felicità d'un minuto, è bello e nobile; ha in sé, sto per dire, qualche cosa di virtuoso, come ogni dolore volontario virilmente portato.
      L'amore, invece, al quale si vuol tolta ogni spina, che cosa è? un'ignobile decadenza morale, ed un piú ignobile istinto animalesco.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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