Pagina (451/890)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Lo dice meglio di me Metastasio. Essa, nella sua giustizia dispose che non basti trovarsi pieni di milioni, di cariche e d'onori per esser felici: essa volle che fosse necessaria la contentezza del cuore; e di questo essa sola ne tiene la chiave.
      Certo non la tenevo io in quel tempo, e non posso dire qual fosse l'amara e profonda tristezza che era mio solo pasto ad ogni ora e ad ogni minuto.
      M'alzavo, preparavo i miei attrezzi, ed andavo a lavorare, a disegnare; concludendo poco, sempre travagliato, sempre con quel solo pensiero, con quella immagine; e mentre io mi sentivo stanco e abbattuto, essa sola non si stancava mai; non mai si scostava dalla direzione del mio raggio visuale, la vedevo ne' cieli, nell'acque, nell'ombra de' burroni, nel folto delle selve.
      Sapendo lei in altrui balía, la mia immaginazione, gran maestra di torture, era d'un'inesauribile fecondità a trovare ed a dirmi tutti i possibili, tutte le combinazioni, tutti i casi che dovessero riuscirmi piú amari; e certe disperate gelosie mi saettavano talvolta come vere stilettate da farmi far uno sbalzo materiale, tanto m'arrivavano al vivo.
      Tornavo a casa malcontento; a pranzo le vivande non m'andavano, le sentivo amare in bocca. Circondato da villani rissosi, con voci ruvide, assordanti, quasi sempre le orecchie intronate dalle grida della morra, non potrei mai spiegare a qual punto m'offendesse il contrasto fra le immagini ed i pensieri miei interni, e quella trista e rozza compagnia, che mi faceva parer piú desolato il mio abbandono.
      Parte lavoricchiando, ma per lo piú o buttato sul letto o girando a caso ne' contorni, mi strascinavo per tutta la settimana. Venuto il sabato, non essendo l'uso in que' paesi che neppur i pittori lavorino le domeniche, montavo a cavallo verso sera, e m'avviavo verso Roma.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





Metastasio Roma