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      Ma a quest'edificio, chi non porta un macigno porti un granello, purché tutti lavorino, e l'edificio si compirà.
      E ricordiamoci che gli statuti, gli ordini politici, le leggi, son gettate al vento, finché gli uomini che gli hanno ad esercitare non sono migliori.
      L'Europa, la società, le popolazioni, i governi, i capi delle nazioni, non vengono ora a fine di nulla; e sa il perché? Perché individuo per individuo tutti si val poco. Se il fil di canapa è marcio, non s'avrà mai corda buona.
      Se l'oro è di saggio scadente, non s'avrà mai moneta buona.
      E se l'individuo è dappoco, ignorante e tristo, non s'avrà nazione buona, e non si riuscirà mai a nulla di solido, d'ordinato e di grande.
     
     
     
      CAPITOLO VII
     
      Un frate piemontese, che conobbi molti anni dopo al Sacro Speco di San Benedetto sopra Subiaco, mi diceva parlando di que' villani: - Non ha idea che anime buone sono, uomini e donne, nel loro stato naturale; ma s'esaltino o per vino o in altro modo, siamo subito al coltello e alle bestemmie.
      Lo stesso si può dire in genere di tutti i popoli di quelle regioni, compresi i Marinesi.
      A sangue caldo si sfragellano di coltellate, o si danno in testa con qualunque altro istrumento abbiano a mano. Vidi una lite, nella quale i due combattenti, l'uno con un chiavone da cantina, l'altro con una grossa lanterna, si ruppero molto bene la zucca.
      Commesso il delitto, si gettano sulla soglia d'una chiesa o d'una cappella, e sono salvi. I parenti portano loro da mangiare, e costoro passano tutta la santa giornata colle mani in mano, o facendo qualche servizio entro i confini del loro rifugio.
      Mi sovviene che il signor Fumasoni notaio, avendo fatto fare un bel Crocifisso di legno dipinto, grande al vero, e messolo nella cappella che sta a mezza scesa da Marino alla porta del Parco Colonna, ov'è la fonte, e non gli piacendo lasciar bianco il fondo del muro dietro al detto Crocifisso, mi propose di dipingerglielo, e mi chiese quanto gli avrei fatto spendere.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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