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      Cosí il nuovo Papa, quand'anche non gli venisse bruciata dinnanzi la stoppa allegorica, col ricordo sic transit gloria mundi, avrebbe sotto gli occhi una lezione abbastanza severa. Egli può esser certo che l'allegrezza medesima scoppierà alla sua morte. Sarei curioso di sapere, se a molti papi si presenta in quel momento alla mente un tal correttivo.
      Nel caso che descrivo, doveva venire un momento interessante. Io che desideravo esserne spettatore, mi cacciai il meglio che potei tra gente e gente, e riescii a mettermi in modo da veder tutto.
      In una delle cerimonie, il Papa sta seduto in trono in fondo alla chiesa, ove si vede la gran cattedra sostenuta da quattro colossali vescovi di bronzo.
      Il cardinale ufficiante all'altare posto sotto la Confessione deve portare al Papa non mi rammento precisamente che cosa, ch'egli ha fra le mani, coperta d'un drappo d'argento.
      In quest'occasione l'ufficiante era il cardinal Consalvi. La distanza è notabile; di qua e di là seduto il Sacro Collegio, cogli sguardi (benevoli!) fissi in lui, studiando la sua fisonomia, il suo contegno, la sicurezza del suo passo. Era veramente un passar per le picche.
      Egli n'uscí bene e ad onor suo, ma a me sembrava veder sotto il suo viso pallido ed impassibile (se pur non era immaginazione) i segni di uno sforzo immenso, e mi venivo dicendo: - Basta che non caschi morto prima d'arrivare! -
      Non mi stupirebbe però che in quel tragitto avesse ricevuto il colpo mortale che pochi mesi dopo lo tolse dal mondo.
      Chi conosce a qual grado d'intensità possano giungere certe passioni ne' cuori de' preti, appunto per la violenza continua colla quale debbono venir ripercosse sull'interno; chi conosce sotto qual velo di serena mansuetudine debbano covare celate le piú ardenti ambizioni, le ire piú tenaci, le piú sospirate vendette, forse non sarà lontano dal dividere la mia opinione.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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