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      Quanti non sanno altro se non il nome! Quelli che ne sanno di piú sono dunque non molti, e questi sono quel pubblico, quella patria di cui avrei tanto a lagnarmi! Mi pare di poter credermi egualmente rimunerato a Casale, a Vercelli; e ti dico sinceramente che in genere trovo per parte della patria e del pubblico la ricompensa maggiore assai del merito. È cosa solita all'uomo ed agli uomini formarsi un romanzo di bene nelle circostanze ideali, per dolersi delle attuali. Traslocate le cose viceversa sentirete mille lagni di quelle ridotte all'atto, e mille rammarichi per queste, dacché si sono perdute. Atteso quest'invariabile andamento delle cose umane, dovrebbe, chi mi ama, godere del mio presente stato. Ora si dice: O perché non lo mettono in luogo da far valere i suoi mezzi? e qui ora la prevenzione per chi non è in altezza invidiata, e per qualche bene che abbia in me posto Iddio, e per la smania di dare torto a chi regge, s'infilza una litania d'elogi che ne digraderei quasi il giorno della morte: fammi allogar domani in posto distinto (poiché sono a tal punto di non poterne avere degli oscuri), non sí tosto si sa dal pubblico, ecco perduti per me gli elogi dei critici: questi si aggiungono agli invidiosi, ai nemici del re; dirò pure ai viziosi che temono la mia influenza, e tutti a cercarmi il pel nell'ovo. Ed io son pure ovo siffatto da rinvenirvi setole tanto fatte! Intanto si va avanti, ed il tuo signor padre, discendente in linea retta da certi coniugi Adamo ed Eva, senza che mai in seimila anni, che tanti ne conta la sua linea ascendente, si sia imparentato con altri; esso signor Padre farà anch'egli, per non degenerare, le sue corbellerie, ed ecco un torrente di satire; ed egli farà un bene che offenderà chi è al bene nemico, ed ecco un nuovo tafferuglio, ed egli poverino sí desiderato da prima, diventa una noia, un fastidio, un pruno negli occhi, a chi non lo trova attualmente quale se l'era dipinto nel formarsi il romanzo sul conto suo.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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