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      Qui per altro non crederei d'offendere sí bella, sí necessaria, sí ragionevole virtú, e sí il dirai tu ancora se m'intendi. Io non mi paragono con loro per l'ingegno, per li servigi resi alla patria; soltanto dico: I loro sensi furono d'uomini grandi, se non posso ad essi paragonarmi nel rimanente, almeno li voglio emulare nella grandezza dell'animo, nell'amor della patria. Non ho la loro abilità, neppure l'occasione d'adoperare la poca mia: ciò non è in mia mano. Lo è l'assomigliarli nella volontà, nella divozione disinteressata, e il fo. Dico ancora: Essi avean fatte cose sí grandi; quanto piú meritavano di me! E se non fosse la patria creditore tale col quale non mai si può sdebitare interamente il cittadino, non piú che col padre il figlio, erano essi sdebitati: tanto piú lo erano, per essere quelle loro rette a popolo o ad ottimati, e per conseguenza veramente ingrate patrie. Io sí poco, anzi un nulla ho fatto: sta dunque intero il debito del cittadino, del suddito verso la patria e il re. Dunque non mi paragono a que' grandi se non per conchiudere: Se essi con qualche apparente ragione non si credettero sciolti, quanto meno lo sarò io, tanto ad essi inferiore! V'è di piú. Io sono lontanissimo dal disprezzare la patria tua; non pochi ne sono i vanti ed i pregi. Penso che un Piemontese possa vantarsi di un tal nome, e penso realmente quanto scrissi e recitai ai nostri studenti premiati. Nel mio affetto alla patria seguo dunque il costume d'ognuno che pensi volgarmente ancora di goder d'esser membro d'un tutto onorato, rispettato e pregevole. Se non è vasta questa terra, tanto piú si mostra forte ed accorta, essendosi retta e dilatata in mezzo a continui urti e contrasti.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





Piemontese Dico