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      Qual è di tutti costoro il piú utile alla società, alla patria? Io replico qui la mia protesta: non sono Epaminonda, tel dissi: neppure sono quel perfetto uomo cristiano, dianzi delineato. Ma se tento di ritrarne in me qualche tratto, ne ringrazio Dio, che cosí va assicurando la futura mia quiete, almeno per questo verso, eziandio in una piú grave età, se a lui piacerà serbarmivi.
      Intanto hai potuto conoscere che non sono ingrati il re e la patria: né se il fossero, dovrei cessare di servirli coll'avanzo del mio potere, volendo imitare i gran maestri di vero amor della patria: ed infine che mal risponderei alla grazia fattami da Dio traendomi nelle sue vie a ventitré anni, se di cinquantacinque mi lasciassi guidare da altra scorta che il dovere nel mio contegno in quanto concerne al sovrano. Fossi io pure fedele ancora nel rimanente alla santa e giusta ed amabile sua legge! Avrai trovata lunga questa filastrocca. Se fosse un libro, avrei procurato d'ordinarla e ristringerla; ma sai di colui che diceva:
      Scrivo in fretta, perché non ho tempo d'esser breve". Negli ozi tuoi la potrai regolarizzare nella tua mente. Addio."
      Le opinioni espresse in questa lettera possono essere ammesse o respinte, ma io domando ad ogni uomo onesto e spassionato, se nel leggerla non ha acquistata un'alta idea del carattere e della lealtà di chi la scriveva. Io credo poter dire, senza mancare al rispetto che professo alla sua memoria, che non divido tutte le dette opinioni; ma non temo d'affermare che queste poche pagine da me stesso rilette con venerazione, racchiudono il piú alto insegnamento che possa desiderarsi per un uomo politico, qualunque sia l'opinione ch'egli professa.
      L'intero edificio della vita d'un cittadino vi appare fondato sulla gran base della responsabilità morale, origine del principio del dovere, del sacrificio, del disinteresse, della tolleranza, della persistenza nel ben fare anco pagato d'ingratitudine, ecc.; e questi saranno sempre i veri, i soli fondamenti dell'umano consorzio, qualunque siano le forme che gli vengano applicate.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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