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      I miei incomodi perň non diminuivano: pareva anzi che crescessero. Mi ricordo un giorno ero andato solo ed assai lontano da Napoli, e dopo lavorato tutta la mattina, ero finito a pranzo in una bettola da marinari, ove non trovai altro che di que' maccheroni neri, sottili e duri come spago. Dopo pranzo m'avviai verso Napoli co' miei attrezzi in collo. Dopo mezzo miglio, tra la fatica e quel cibo indigesto, mi pareva che il cuore mi sfondasse le costole, e un momento mi credetti spacciato. Tenevo per sicuro d'avere un vizio organico. Ma mi prese un vero furore pensando d'aver ventott'anni, e non poter fare poche miglia con una trentina di libbre sulle spalle! e dissi: "Ebbene, piuttosto che cosí meglio morto!" Mi cacciai arrabbiato a passo di carica, e l'arrabbiarmi mi riuscí. Arrivai a Napoli senza che l'aneurisma si fosse rotto ed anzi sentendomi meno male. Tutto il segreto era, che intanto quei maledetti maccheroni col moto s'erano smaltiti.
      Accade spesso a' giovani d'immaginazione, nervosi, impressionabili, credere d'avere un vizio al cuore, od altro male importante, per causa di sintomi che ne simulano il carattere, ma che in effetto sono fenomeni nervosi. Se poi mi domandasse, che cosa č il nervoso, le direi che ne domandasse al suo medico, e se neppur lui lo sapesse, č lui l'impari. Ho avuto de' miei coetanei che a furia di queste paure non hanno potuto aver né far nulla per anni ed anni. Anch'io, che dopo aver creduto d'esser tisico, poi d'aver la pietra, mi credevo alla fine condannato per un vizio organico, passai molto tempo ascoltandomi, e ad ogni minuto avevo il polso in mano. Mi venni tanto a noia a me medesimo con queste seccaggini, che un bel giorno mi dissi: "O tu hai un aneurisma, o tu non l'hai: se tu l'hai, non te lo leva nemmeno il Papa; se non l'hai, fai una vita miserabile per niente.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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